Salvador Dalì produsse diverse sculture in pasta di vetro tra il 1968 e il 1984 per la cristalleria francese Daum.
Daum commissionò a diversi scultori, designer e pittori famosi la realizzazione di sculture a tiratura limitata.
La collaborazione tra Daum e Dalì iniziò nel 1968 con il Fleur du mal, il cui titolo fu tratto dalla raccolta di poesie di Charles Baudelaire.
Dalì rimase completamente affascinato dalla “traslucenza” della pasta di vetro, visibile soprattutto nell’opera Porte-manteau-Montre (1971), dove Dalì utilizza questo materiale straordinario per ricreare un aspetto simile alla cera riproducendo l’immagine iconica dell’ orologio appoggiato su una gruccia di metallo, ispirato a un suo celebre dipinto datato 1931, La persistenza della memoria.
Le désir hyperrationnel è certamente tra i più elegante oggetti surrealisti dell’artista, ispirato alla celebre Venere di Milo, custodita al Louvre.
La Venere reinterpretata Dalì risulta completamente destrutturata con testa e addome “dematerializzati” dal corpo e appoggiati sul piedistallo adiacente.
L’apertura nella scultura rappresenta, secondo i critici, un’area dell’inconscio che solo la psicoanalisi è in grado di penetrare, tema freudiano molto caro all’artista.
E’ risaputo, infatti, che all’inizio della sua carriera, Dalì sia stato molto colpito dalle interpretazioni psicoanalitiche di Sigmund Freud sul rapporto tra sogno e inconscio.
Nell’opera Le désir hyperrationnel , Dalì sembra immortalare vecchie ossessioni, aprendo un nuovo dialogo attraverso l’uso moderno della pasta di vetro.